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IL MANIFESTATO E IL NON-MANIFESTATO (2)

  Da diversi anni sento importante il vuoto, il silenzio, ma non inteso solo come uno stato di meditazione e contemplazione, ma perchè, forse, è il vero stato. Mi spiego meglio. La vita che conosciamo è il manifestato, di contro, il non-manifestato non lo conosciamo e non possiamo conoscerlo, dato che non si manifesta, ma sicuramente anch'esso è l'esistente (il vuoto, il nulla assoluto non esiste, così come la non-esistenza. Ricordiamo anche che l'Assoluto è sia manifestato che non-manifestato). Forse possiamo parlare di non-manifestato in termini di ”potenza”, mentre il manifestato in quelli di “atto”, ma sappiamo anche che potenza e atto nell'Assoluto sono simultanei e indivisibili, dato che il tempo e lo spazio non esistono. La manifestazione sul piano assoluto non esiste, perchè esiste solo Dio, è quindi solo relativa e soggettiva e in questa soggettività “appare” nascere, crescere, muoversi, morire. I cosmi si emanano eppoi si riassorbono, la materia ritorna ad es...

LA PARTICELLA "IO" (2)

  L'ego non è soltanto nella persona che si comporta più o meno in modo egoistico, l'ego è  l'identificazione con la persona stessa, è da lì che nasce il senso di separazione.    Se ci si osserva bene dentro si avverte che in ogni pensiero e sensazione la concentrazione è su se stessi, sul "me" che pensa che dice e che fa, sul "me" che guarda, che assaggia, che sente ecc. Le paure, le mancanze, le preoccupazioni provenienti anche dal mondo animale fanno si che ci si avvolge in una specie di protezione, ci si circoscrive a se stessi creando appunto una separazione all'interno della stessa realtà, come una bolla in cui creiamo il nostro mondo soggettivo e dualistico.       In termini quantistici potremmo dire che polarizziamo la materia indifferenziata materializzandola in particella. Inconsciamente la nostra mente è sempre tesa alla nostra personalità in qualsiasi azione, cioè a quel soggetto sott'inteso, ma ...

LA PARTICELLA "IO"

  Conoscere se stessi all'inizio può sembrare soltanto un'analisi psicologica, ma c'è molto di più.   Ogni volta che penso, che voglio capire qualcosa, che voglio cercare o raggiungere qualcosa, se mi  soffermo ad osservarmi prima ancora di queste azioni, se anzi lascio perdere il pensiero della ricerca e  mi ascolto dentro, sento innanzitutto come una concentrazione della mente, ecco in quel momento io  ho polarizzato l'energia, ho circoscritto un soggetto e mi sono isolato dalla totalità energetica.    In questa mia concentrazione io polarizzo e concentro tutta l'energia su quel “me” creando una  circoscrizione che identifico con il soggetto/io e da qui nasce la separazione soggetto-oggetto.    Lo sento come il perno di una ruota le cui azioni sono come i suoi raggi e la circonferenza il suo limite.   Sono diventato come una particella!   Questo mi fa pensare all'esperimento quantistico della particella/onda dove le onde, se ...

SUPERARE LA PROPRIA SOGGETTIVITA'

     Chi sono io?    Tutto quello che pensiamo, diciamo, facciamo è sempre in funzione di un soggetto e a seconda di quello che crediamo di essere ci costruiamo il nostro mondo soggettivo.    Ma noi sappiamo "chi" siamo?    Se ci identifichiamo in un soggetto errato poi, di conseguenza, avremmo una visione della vita non esatta, quindi è fondamentale, a mio parere, sapere chi siamo.    Per un'evoluzione di coscienza si è passati da anime di gruppo a individui per poi allargarsi per essere un tutto. I Maestri lo hanno esemplificato con un disegno di due triangoli che si incontrano al vertice.    Io penso che noi siamo nella fase in cui questo triangolo debba passare dal vertice (individuo/soggetto) verso il Tutto.    Infatti i Maestri ci dicono che non c'è un individuo che diviene, ma tanti sentire che si manifestano dal più piccolo al più complesso e, a mio parere, ci stanno instradando verso il tutto, nel senso...

L'ASSOLUTO INDIVIDUALIZZATO

  E se invece di identificarci noi nell'Assoluto in un tempo e in un divenire illusorio, fosse l'Assoluto a identificarsi in noi nell'attimo presente? Proviamo a immaginare un re che vuole conoscere tutto il suo regno e le persone che lo abitano, dal più povero e su su, ma non per conoscere dualmente la persona con la sua storia, farsi raccontare la sua vicissitudine e immaginarsela, ma entrare nel loro vivere. Se volesse conoscere la povertà, per esempio, non basterebbe far finta di essere povero, vestirsi di stracci e mangiare cibo scadente, perchè saprà che potrà ritornare quando vuole ad essere re. Per vivere veramente la povertà dovrà dimenticarsi di essere un re e credere fermamente di essere povero. Solo così sentirà veramente la miseria, i crampi allo stomaco, le preoccupazioni, le frustrazioni e le umiliazioni della povertà. In questa sua fasulla credenza rende possibile tale conoscenza; tramite un'illusione rende "reale" un sentire che altrimenti ...

LA REALTA' DI "ME"

 <<Volevo conoscere la realtà di "me", invece ho scoperto che quel "me" non è reale... solo allora ho capito di essere la realtà stessa.>>

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