IL MANIFESTATO E IL NON-MANIFESTATO (2)

 Da diversi anni sento importante il vuoto, il silenzio, ma non inteso solo come uno stato di meditazione e contemplazione, ma perchè, forse, è il vero stato.
Mi spiego meglio.
La vita che conosciamo è il manifestato, di contro, il non-manifestato non lo conosciamo e non possiamo conoscerlo, dato che non si manifesta, ma sicuramente anch'esso è l'esistente (il vuoto, il nulla assoluto non esiste, così come la non-esistenza. Ricordiamo anche che l'Assoluto è sia manifestato che non-manifestato).
Forse possiamo parlare di non-manifestato in termini di ”potenza”, mentre il manifestato in quelli di “atto”, ma sappiamo anche che potenza e atto nell'Assoluto sono simultanei e indivisibili, dato che il tempo e lo spazio non esistono.
La manifestazione sul piano assoluto non esiste, perchè esiste solo Dio, è quindi solo relativa e soggettiva e in questa soggettività “appare” nascere, crescere, muoversi, morire. I cosmi si emanano eppoi si riassorbono, la materia ritorna ad essere energia, l'energia ad essere mente, la mente ad essere akasha. Tutto nasce dallo Spirito e allo Spirito ritorna (sempre apparentemente).
Invece la non-manifestazione non ha tutto questo, si potrebbe dire che è eterna o è la vera esistenza, perchè immutabile, non subisce nascita, crescita e morte.
La vita eterna, quindi, somiglia più al non-manifestato che al manifestato.
Tutto quello che si manifesta e possiamo conoscere è sempre qualcosa che poi ritorna allo stato naturale e quello stato naturale non si manifesta, perchè nel momento che lo farebbe, subirebbe anch'esso la nascita-crescita-morte; subirebbe l'emanazione e il riassorbimento.
Tutto questo mi fa pensare che è più “vero” e importante quello che non si conosce piuttosto che ciò che posso conoscere (conoscere è dualità).
Tutto quello che non si manifesta, piuttosto che ciò che si manifesta.
Forse possiamo considerare il non-manifestato come il generatore del manifestato.
Sappiamo, infatti che:
<<La proprietà dei corpi è ciò che si manifesta di essi; è il loro apparire, non il loro essere.
[...]Le realtà intrinseche degli oggetti, sostanze, materie, corpi, ecc., le possiamo immaginare attraverso al comportamento che essi hanno in situazione di controllo, nei fenomeni a cui li sottoponiamo, ma sono tutte sempre e solo deduzione logiche.
MAI, certezze assolute.
Anche quando si osserva al microscopio una cellula, non si osserva la sua realtà, bensì ciò che di essa appare. E per quanto intimamente, interiormente, ci si possa spingere nell'indagine, si coglie solo e sempre ciò che appare; mai l'ipostasi.
[...]Ora, che la sostanza nel mondo della percezione sia inconoscibile nella sua Realtà intrinseca, al di là di come appare, è vero. L'ho detto prima. Non è inconoscibile per mancanza di strumenti, ma proprio per impossibilità. Infatti, la conoscenza della Realtà intrinseca, è possibile solo in un mondo di identificazione, di superamento della separatività.
Quindi non in uno stato di dualità, molteplicità.>> (Seduta del 17 Mar. 1983 - CF77)
Comprendiamo che nel manifestato tutto è dualità e nella dualità non si raggiunge l'Assoluto e allora diventa importante quel vuoto, quel silenzio come espressione del non-manifestato, un “vuoto”, un “silenzio”, intesi non come situazioni umane, ma come espressione di un qualcosa di innominabile, di inconoscibile, di inarrivabile, di incommensurabile, perchè è l'unico modo in cui esiste Dio.
<<Come spiegare più chiaramente ciò, Padre, questo Tuo essere tutti noi, che ci conduce a riconoscerci in Te. Come dirlo, se nel momento che Ti chiamo, o quando Ti penso, non chiamo Te e non penso a Te perchè Tu non sei quello che riesco a pensare? Le parole non servono, perchè appartengono ad un mondo che si fonda su ciò che sembra e Tu sei. La nostra mente ci fa credere un “io” separato e Tu sei un Tutto-Uno-Assoluto. Il nostro sentimento ci assoggetta all'illusione del trascorrere e Tu sei la Realtà che non conosce sequenza.
Come avvicinarci a questa Realtà, se non abbiamo il coraggio di rinunciare a credere che l'io sopravvive?
Noi quali ci sentiamo non siamo immortali; la nostra consapevolezza finisce per lasciar posto ad un'altra, più grande consapevolezza; fino a che sentiamo che Tu solo Esisti, che Tu solo sei la Realtà.
Ma neppure questa è l'ultimo “sentire”, è l'ultimo dell'illusione.
Oltre, è l'Eterna Realtà del Tuo Essere; di fronte alla quale solo il silenzio è giusta voce.>> (Dai mondi invisibili - CF 77)
Il vuoto, il silenzio rappresenta il tacere dell'apparenza, dell'illusione e per noi che siamo completamente identificati con i sensi, con la materia e col pensiero ci fanno paura, ma la nostra realtà è oltre il corpo, oltre le sensazioni e oltre i pensieri.
Questa nostra realtà è già ora e non di là da venire, è quella realtà invisibile e impercettibile che origina ciò che appare e che è sempre presente. 
Che non possiamo vederla, toccarla, conoscerla, possiamo solo “esserla” e questo “esserla” vuol dire identificarsi con essa oltre le nostre apparenze a cui ora crediamo.




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