Si dice che, filosoficamente, qualunque cosa, per esistere, o ha una sua pur larvata coscienza d'essere oppure, se non ce l'ha, deve esservi qualcuno cosciente che la percepisce, altrimenti non esiste. Queste parole possono sembrare ovvie o insignificanti eppure non sono così scontate e hanno un loro aspetto interiore interessante. Noi sappiamo di esistere, abbiamo coscienza che esistiamo, però questa coscienza non sappiamo bene cos'è. Vediamo, sentiamo, parliamo, pensiamo e questo ci testimonia che viviamo, ma tutte queste cose sono solo espressioni della coscienza, non la coscienza vera e propria; è ciò che appare e non ciò che è. Rimanendo nel ciò che appare la nostra coscienza è labile, insicura, indecisa e inconsciamente cerca appoggi per esistere e anche testimoni che avvallino la sua esistenza. Ad esempio avere conoscenze, l'essere accettati, il farci notare, il sentirci considerati è una specie di testimonianza che cerchiamo dagli altri, come se gli altri ci
L'io ha bisogno di punti di riferimento, di qualcosa che lo determini e questi li cerca ovunque pur di continuare a sussistere. Anche le consapevolezze e la spiritualità possono diventare appoggi su cui aggrapparsi. Cerca COLUI CHE E' come un punto di riferimento, ma CIO' CHE E' non è un punto di riferimento, perchè non ha riferimento alcuno, è ovunque, è come un vuoto in cui l'io non può aggrapparsi, nè definirsi, tuttavia se lo pone come obiettivo da raggiungere e l'obiettivo stesso diventa un punto di riferimento su cui appoggiarsi, perchè gli crea un ulteriore tempo futuro su cui sopravvivere. Si propone di ricercare la mèta, ma forse, sotto sotto, non vorrebbe mai trovarla, perchè nel "cercare" lui continua a sussistere, invece nel trovarlo gli si paventa la morte; la morte dell'illusione.
VITA Cos'è la vita? Tutti sanno cos'è la vita, ma nessuno può definirla. Una foglia mossa dal vento, l'erba che cresce, il fuoco che divampa, l'udire di un suono sono le sue espressioni, ma non la vita in sé. Sentire il proprio corpo, il proprio respiro, anche queste sono solo sue espressioni. Posso analizzare al microscopio la materia, osservare le cellule, le particelle, gli atomi, ma anche queste sono solo sue espressioni, sue manifestazioni. Eppure io so di esistere, ma non posso arrivare alla sua sostanza per sapere cos'è; so che c'è, non altro. Non sapendo questo io mi identifico nel mio corpo e credo che sia questo a darmi la vita, ma, come ogni manifestazione, ha una sua nascita e una sua morte. La vita non muore, chi nascono e muoiono sono le sue manifestazioni. Queste nascono dalla sostanza vita e ritornano alla sostanza vita. La sostanza vita è Spirito, è Dio. Tutto è vita! Ciò che si manifesta e ciò che non si manifesta. Io stesso sono vi
E se invece di identificarci noi nell'Assoluto in un tempo e in un divenire illusorio, fosse l'Assoluto a identificarsi in noi nel qui e ora? Noi siamo abituati a vedere la vita dal basso verso l'alto, cioè dall'atomo del sentire fino alla Coscienza Cosmica eppoi all'identificazione nell'Assoluto, ma, a mio parere, bisogna guardare dall'alto verso il basso, cioè dall'Assoluto. Dio non è frammentato, non è divisibile; seppure contiene il relativo e il manifestato, questi non sono distinti e oggettivi, altrimenti renderebbe l'Assoluto frantumato e quindi non più Assoluto. Come farebbe allora a sentire tutti i Sentire? La Realtà è la sua natura e il relativo non può avere la sua stessa natura, infatti il relativo non è reale, è illusorio, ma proprio questa illusorietà rende "reale" il manifestato. Dall'illusione troviamo la realtà! L'illusione non è un bastone tra le ruote che Dio ci mette, non avrebbe senso, l'illusione ha
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