APPARENZA
Ho notato
dentro di me che quando comprendo qualcosa, quando mi si apre una
consapevolezza, normalmente tendo a farne un'ideologia, tendo a
costruirci attorno una struttura, un qualcosa da poter seguire per
sentirmi più sicuro, come dire:”ecco, adesso ho capito, basta
seguire la tal cosa ed il gioco è fatto”.
Invece non è
affatto così!
Comprendere,
ad esempio, l'importanza della fiducia in sé e nella vita, il
lasciar andare, l'amare se stessi, la non dualità per poi propormelo
come obiettivo da seguire non mi riesce, è come se mi sfuggisse ogni
volta e da lì le mie frustrazioni di non riuscire e trovarne poi le
ragioni o addirittura cercare altre vie.
Il fatto è,
credo, che seguire un obiettivo o ideologia o anche una
consapevolezza propria, per quanto alta sia, esige un comportamento, e "comportarsi" per uniformarsi
all'idea o all'immagine di sé che si vuole essere, vuol dire
"apparire" e non "essere".
Diventa un
paravento in cui il vero essere è ancora nascosto.
Ogni cosa
che cerchiamo, ogni ricerca che facciamo è una re-azione a qualcosa
dentro di noi e seguire questa ricerca porta di conseguenza ad
un'apparenza, mai all'essere che invece è la causa e non la
re-azione o l'effetto.
Non posso
nemmeno dire di andare a ritroso per trovarne la causa, perchè
fungerebbe come un altro obiettivo da seguire e la realtà del mio
vero essere si nasconderebbe all'apparenza che vuole conoscere
l'essere.
L'essere non
può essere compreso dall'apparenza, dall'immagine di sè.
Non posso
comprendere, dal mio punto di vista, l'essere; dal mio punto di vista
posso solo comprendere l'apparenza, i moti che si agitano in
quest'apparenza, ma sapere questo può diminuire le ansie, le pressioni, le insicurezze e frustrazioni della mia apparenza che è l'io.
Comprendere questo, però, è anche capire che ogni ricerca, ad un certo
punto, non serve più; servirebbe solo per l'apparenza, per altre
ulteriori immagini; altre maschere di noi stessi. E' servita per
arrivare fin qui, da qui in poi c'è il vuoto, il silenzio, l'essere.
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