L'ENERGIA DEL VITTIMISMO
Tutti siamo stati vittime
e forse ancora in qualche modo lo siamo, ma chi è la vittima? La
vittima non è solo il buono che subisce il cattivo, può esserlo
anche chi si ribella e fa manifestazioni contro gli abusi e lotta per
la pace o chi vuole comportarsi bene per avere la giusta
considerazione; la vittima è chi crede che gli altri possano
cambiare o disporre della tua vita, chi
si sente di dipendere da qualcuno o qualcosa, chi non sa ancora di
essere l'artefice, il creatore della propria vita.
E' questa l'energia della
vittima!
Potrebbe anche opporsi e
manifestare contro chi crede faccia loro del male, ma se non cambia
la propria energia, cambierebbe solo i protagonisti esterni per poi
ricreare il gioco della vittima richiamando un altro suo carnefice.
Potrebbe essere della
nazione la colpa, oppure del mondo del lavoro, o semplicemente il
vicino di casa che ci innervosisce o anche nella propria famiglia.
Quell'energia la inneschiamo noi con la semplice convinzione che sono
gli altri a condizionare la nostra vita, che sono gli altri a fare il
bello e cattivo tempo su di noi.
Questo è normale per
l'uomo quando mette piede nel mondo, all'inizio lo è per tutti,
impariamo a lottare, subiamo oltraggi dovunque e di conseguenza vede
il nemico dappertutto e lo subisce o lo combatte sempre all'esterno,
almeno finchè non comprende che il nemico non è fuori, e non è
nemmeno dentro di sé, non esiste proprio, è solo il non saper
comprendere ancora la propria vita, il non aver ancora la
consapevolezza della perfetta interrelazione che c'è tra esterno ed
interno, tra l'esteriore ed il proprio interiore, il non conoscere
bene se stesso.
Quando consapevolizza
dentro di sé, quando conosce molto bene tutto ciò che lo anima
dentro di sé, capisce che veramente quella situazione esterna che
gli si è creata, non è stata per caso, ma solo per fargli
comprendere meglio se stesso.
Se subiamo un abuso,
sentiamo molta ingiustizia nei nostri confronti e cerchiamo
ovviamente giustizia, ma sia che l'otteniamo o non la otteniamo, c'è
una giustizia che sta più in alto di quella, una giustizia che vuole
scuoterci a comprendere.
Se otteniamo giustizia ci
sentiamo appagati, ma la nostra convinzione di credere che la nostra
vita dipende dagli altri rimane e quindi continueremo il nostro gioco
di vittima-carnefice ricreandolo ogni volta; invece se non otteniamo
giustizia, ci sentiamo scoraggiati, combattiamo o siamo remissivi non
importa, però prima o poi ci stanchiamo sia di subire, sia di
combattere col nemico esterno che tanto, tolto uno ne ritorna sempre
un altro e questo senso di ingiustizia che crediamo di subire, prima
o poi ci porterà a guardarci dentro e a farci capire che siamo noi a creare la propria vita, che siamo
trasmettitori di energia e non ricettori. Perciò, alla luce di questo, non possiamo nemmeno chiamarla
ingiustizia se ciò serve per aprirci il cuore e la mente.
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