IL SENTIRE DI ESISTERE

(Premetto e tengo a precisare che quello che scrivo è frutto di mie interpretazioni e riflessioni, non hanno certo la pretesa di spiegare le parole dei Maestri del Cerchio Firenze 77). 

I Maestri ci dicono: "Non c'è un io che sente, ma c'è il sentire", tuttavia per noi sentire di esistere vuol dire "io" che sento di esistere.

In questi termini noi releghiamo il "Sentire" a una nostra semplice sensazione e la persona diventa più importante del Sentire stesso, ma sopratutto sentiamo la vita come "staccata" da noi per diventare un semplice oggetto: Io (soggetto) sento (verbo) l'esistenza (oggetto).

Il "sentire" invece è l'essere, e la stessa frase diventa: "essere l'esistenza".

Da qui si può capire che "essere" e "vita" si identificano nel "sentire di esistere", mentre con "io sento l'esistenza" c'è un soggetto che non si identifica con la vita, per cui, di conseguenza, sente anche la morte (oggi sento la vita, ma domani?), mentre nel primo caso no, infatti il "Sentire" ha vita propria.

In pratica, in questa fusione tra sostanza e proprietà (essere e vita) subentra un soggetto apparente che divide l'essere/vita e che distingue, perciò, il sentire/sensazione in felice o triste, sofferente o sano, fiducioso o demoralizzato, mentre il "vero" Sentire di esistere, cioè non quello di semplice sensazione, non è soggetto alla dualità, non ne è condizionato e che io sia felice o sia triste, che sia in perfetta forma fisica o sia malato, il sentire di esistere non cambia.

Possiamo considerarlo come la consapevolezza che sta dietro a ogni cambiamento, che osserva l'io e ogni sentire in senso lato.

Nel libro "Oltre l'illusione" leggo: <<Perchè il processo di evoluzione dell'individuo si concretizza in queste parole: spostare la propria consapevolezza dai piani più densi ai piani più sottili. E dico e diciamo "consapevolezza" in senso lato, comprendente cioè anche "coscienza".

Voi vedete che nel piano fisico la vostra consapevolezza è nel piano fisico, così non si tratta, in definitiva, di muovere un veicolo fisico, ma di spostare la vostra consapevolezza a situazioni cosmiche rappresentanti diversi luoghi. Se voi, poi, vivete nel piano astrale, non vi siete spostati ma avete spostato la vostra consapevolezza al piano astrale e così via. Il Cosmo è lì, l'individuo è lì: il viaggio nello spazio e nel tempo si compie solo attraverso allo spostarsi della consapevolezza individuale>>.

In definitiva, si tratta di spostare la propria consapevolezza dall'io all'Essere, di comprendere che siamo la consapevolezza (in senso lato, comprendente cioè anche coscienza) e non l'io.

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